Come uscire dalla bolla

Leggere opinioni opposte alle nostre potrebbe non aiutare ad allargare il nostro punto di vista: l’economista Tyler Cowen propone allora un metodo alternativo

Tyler Cowen è un economista e divulgatore statunitense, autore di un blog molto popolare – Marginal Revolution – e di libri tradotti anche in Italia. Collabora con varie testate, tra cui il New York Times e Bloomberg.

Originale: Il Post

Spesso mi capita di ricevere richieste dai lettori e di recente mi è stato chiesto di indicare delle «regole valide per evitare la propria bolla». Quello che intendeva la persona che mi ha scritto era come evitare di leggere troppi articoli scritti da persone che condividono la sua stessa opinione, per riuscire a mantenere una posizione equilibrata in un’epoca di crescente polarizzazione. Ovviamente non sempre una posizione “equilibrata” è anche la più corretta. Capire le opinioni degli altri e tenere a mente i limiti del proprio punto di vista, però, sembra comunque essere una cosa preziosa. Purtroppo non è semplice come potrebbe sembrare.

Potreste provare a leggere più autori che hanno punti di vista diversi dai vostri. Read Across the Aisle, per esempio, è un’app che incoraggia gli utenti a leggere importanti intellettuali con opinioni diverse dalle proprie. Purtroppo un’apparente soluzione come questa potrebbe peggiorare i vostri problemi. Quando persone con punti di vista diversi si incontrano per scambiarsi opinioni, spesso finiscono per allontanarsi ancora di più. Su questo argomento il giurista ed editorialista di Bloomberg Cass Sunstein, specializzato sul tema, ha scritto:

È improbabile che il modo sempre più popolare di presentare le divergenze politiche in tv e alla radio – cioè con dei “pro” e “contro” semplici e stilizzati, spesso esposti da estremisti con visioni dogmatiche – migliori di molto le cose, e anzi potrebbe peggiorarle. Studi psicologici hanno dimostrato che le persone manifestano un “pregiudizio di conferma”: significa che se hanno un’opinione su una certa tematica, questa loro convinzione sarà rafforzata dalle argomentazioni faziose provenienti da entrambe le parti del dibattito. Se i telespettatori ritengono la pena di morte illegittima, probabilmente l’esposizione alle argomentazioni a favore e contro la pena di morte consolideranno la loro idea preesistente. Se nei programmi in televisione o in radio le posizioni a favore o contrarie vengono presentate da persone tra cui c’è un rapporto di diffidenza, e che si attaccano a vicenda sulle motivazioni di quelle posizioni, la polarizzazione politica si intensificherà, dal momento che gli spettatori tendono a identificarsi con una delle parti e rappresentare in modo caricaturale la posizione opposta.

Visto l’estremismo che circola su Twitter e le “notizie false” su Facebook, è difficile non avere il sospetto che i social network stiano peggiorando alcuni dei nostri problemi politici. A essere onesto, recentemente ho sperimentato in prima persona gli effetti di questa mentalità polarizzante su Twitter. Qualche anno fa le cose che scrivevano le persone con cui non ero d’accordo riuscivano in una certa misura a spostare la mia opinione nella loro direzione. Oggi è più probabile che finisca semplicemente per avere un giudizio peggiore di loro (probabilmente per alcune persone succede lo stesso con me). Mi dispiace riconoscere questo atteggiamento in me stesso, ma credo che sia meglio ammetterlo. Il fatto che in una certa misura sia diventato più agnostico nella mia comprensione del mondo deriva soprattutto dalla mia incapacità di prevedere alcuni eventi fondamentali, piuttosto che dalle brillanti argomentazioni esposte da intellettuali che hanno posizioni opposte alle mie.

Cos’altro potrebbe funzionare, quindi?

Secondo un’altra corrente di pensiero dovremmo uscire e incontrare più spesso le persone con cui non siamo d’accordo. Provare antipatia per le persone è molto più difficile quando ci si trova faccia a faccia, invece che su internet. Potreste inserirvi in un ambiente in cui siete in minoranza, perché in questo modo proverete un bisogno istintivo di ingraziarvi gli altri. Se avete posizioni conservatrici, quindi, passate del tempo con accademici che si occupano di studi umanistici. Se siete dei progressisti, fate visita a un gruppo religioso conservatore. Tutti noi abbiamo sentito aneddoti – o magari li abbiamo vissuti in prima persona – sugli elettori di Hillary Clinton che dicevano di non conoscere un solo sostenitore di Donald Trump.

Se da una parte le conversazioni fatte dal vivo sono una delle soluzioni migliori al problema, dall’altra possono però essere dispendiose in termini di tempo o soldi, oltre al fatto che stabilire i giusti contatti sociali non è sempre facile. Per questo ho una seconda proposta, che potreste trovare meno gradevole, forse proprio perché potrebbe rivelarsi efficace: tenete un diario, scrivete un blog o create un nuovo account Twitter anonimo. Usando quel mezzo, scrivete di tanto in tanto delle cose a sostegno di posizioni con cui non siete d’accordo. Cercate di farle sembrare il più convincenti possibile. Se ne avete bisogno, per mantenere il vostro equilibrio interiore, scrivete un dialogo tra due posizioni opposte, come fecero Platone e David Hume in alcune delle loro migliori opere filosofiche. Non c’è bisogno di farlo spesso. Presentate però la migliore argomentazione per un punto di vista opposto al vostro, almeno una volta al mese. Se non vi fidate dell’anonimato che garantisce il mezzo che avete scelto, distruggete o cancellate le cose che avete scritto. Il mio collega alla George Mason University Bryan Caplan ha elaborato quello che chiama “il test di Turing ideologico”. Il test di Turing originale serve a verificare se le risposte date da un computer sono indistinguibili da quelle di un essere umano. L’obiettivo di un test di Turing ideologico è vedere se siete in grado di scrivere l’argomentazione di un sostenitore di Trump o Clinton, o comunque di un punto di vista contrario al vostro, in un modo che risulti indistinguibile da quello dei loro veri sostenitori.

Provateci. Provate a vedere se siete in grado di sostenere l’argomentazione migliore a sostegno di qualcosa che trovate deplorevole, o perlomeno discutibile, nel dibattito attuale. Se vi sentite davvero sicuri mostratela a una persona con cui siete in disaccordo e chiedetele se ci riconosce le proprie opinioni, presentate in modo onesto. Abbiamo tutti bisogno di preoccuparci della nostra irritabilità.

Copyright © Bloomberg.

Leave a comment

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.